Interrogativi come “se”, ”quando” e “come” vi sarà il tanto atteso riordino del mondo del gioco sono destinati a rimanere senza risposta, almeno per il momento, e questo non è un bene per il settore sopratutto per il comparto dei casinò che sperava in questo riordino e di poter, quindi, fruire di qualche beneficio.
Il comparto non va bene, ormai è acclarato: in virtù di questo non si capisce come città che non beneficiano in questo momento della presenza di alcun casinò terrestre, possano pensare di desiderare e volere un’attività che non ha un futuro roseo. Però, così è e bisogna prenderne atto come della volontà -dichiarata- del Governo di valutare la possibilità di apertura di filiali regionali appunto di altre case da gioco oltre gli stra-noti quattro casinò tricolori già esistenti e che… brancolano nel “buio.
I casinò terrestri sono in crisi… quale potrebbe essere il motivo per aprirne altri e sopratutto con quale scopo? Evidentemente i motivi non sono solo di natura economica, ma anche di natura occupazionale e per le varie amministrazioni vogliono dire una formidabile forma di consenso presso i cittadini. Certamente, andranno modernizzate le offerte, poiché quelle esistenti sono obsolete, in quanto i casinò italiani pagano un’assenza totale di visione manageriale e sono troppo legati a “vecchi retaggi” che mal si sposano con l’evoluzione del gioco nella sua tecnologia. Nell’offerta di gioco devono trovare spazio quella turistica con forme di intrattenimento per valorizzare i territori sopratutto quelli vocati dal punto di vista naturale e termale sull’esempio francese.