Una riflessione sulle novità relative al mondo dei casinò proposte dal sottosegretario all’Economia, con delega al gioco, Pier Paolo Baretta: indubbiamente intaccheranno anche la vita del gioco pubblico e ci si chiede se i giocatori, alla fine, sceglieranno il modello “pubblico”, oppure per così dire quello “privato”.
È una domanda che sorge spontanea quando ci si sofferma a valutare che sino ad oggi si ha avuto una duplice offerta: da un lato, esiste il modello dei casinò che si sviluppa nelle quattro case da gioco tricolore che da parecchi anni “stazionano” in una situazione di perenne difficoltà che è andata ad influire anche sul settore turistico che, invece, aveva fatto da “base portante” del gioco da casinò e, dall’altra, esiste un modello di gioco pubblico in concessione che con il tempo è divenuto una “colonna” per le entrate erariali dello Stato, continuando a specializzarsi ed evolversi professionalmente ed ottenendo un sistema sicuro, controllato, innovativo e tranquillo.
Anche il sistema delle concessioni si sta evolvendo, ma bisogna ancora discuterne anche per “dare certezze allo Stato”: l’ipotesi -suggerita- di aprire nuovi casinò va valutata seriamente sull’opzione dell’affidamento in concessione, anziché sulla gestione diretta da parte dello Stato, come avviene per esempio per tutte le attività economiche sensibili nei paesi evoluti. Bisognerebbe, poi, fare un distinguo tra il gioco lecito ed i casinò in quanto questi ultimi dovrebbero proprio avere un ruolo diverso dalle sale da gioco, poiché dovrebbero rivestire il ruolo “di volano” per il turismo come era, in realtà, “nella notte dei tempi”.