La politica italiana per quindici anni si è adagiata su alcune scelte effettuate: a volte discutibili a volte no, ma comunque mai chiare e confuse che hanno portato tante “zone grigie” nel mondo del gioco d’azzardo. Tempi addietro, dove l’illegalità la faceva veramente “da padrona” lo Stato ha dovuto “decidere” di legalizzare il gioco d’azzardo per togliere terreno al gioco clandestino.
Atteggiamento questo giusto e scelta politica condivisibile che ha portato poi all’imposizione fiscale al settore: si arriva poi alla “stortura” -e questo veramente è un argomento che ha fatto, fa e farà molto discutere- di uno Stato che fa pubblicità promozionali per il gioco d’azzardo (come è stato anche fatto per gli alcoolici e per le sigarette).
L’illegalità esiste ancora, ancora se è molto arretrata, ma ha usufruito “delle zone grigie” della legalizzazione e nel frattempo si è creato il disagio del gioco patologico.
Lo stesso Gap impone rilevanti costi umani, sanitari e sociali che forse superane le entrate senza dubbio “così utili” ed ha portato anche un aumento degli under 18 nel mondo del gioco con grave pericolo poiché questo disagio è “difficile” -come tutti i disagi- e necessita di un’organizzazione a sostegno che tarda ad arrivare e così lo Stato da un lato “incassa” e dall’altro le Amministrazioni Comunali sono costrette a spendere… molto di più di ciò che riescono a “recuperare” dal gioco.
E poi dove mettiamo la “moralità” dello Stato? Dopo tanti anni se ne sta discutendo ancora…. e si sta facendo poco.