La Guardia di Finanza ha assegnato al gioco “non regolare esercitato in violazione del circuito autorizzatorio” un gettito di 23 miliardi di euro annuo e questo forse potrebbe anche essere valutato in modo sereno ed orientare la politica in una più puntuale analisi dei dati a disposizione degli accertatori tributari. Il gioco illegale “deve” fare spavento a tutti, prima di tutto ai nostri politici che “avversano” il gioco lecito con normative che non fanno altro che “portare i giocatori” verso il gioco illegale…. con questi risultati “tributari”.
Questo è il costo “etico” che paga il nostro Paese per trascinarsi in un’ambiguità in cui relega il “suo” prodotto di gioco lecito e lo tratta con indifferenza: l’evasione del gioco illecito potrebbe essere “recuperata” dal gioco legale solo che si uscisse una volta per tutte dal “qualunquismo” del nostro Governo.
Il gioco lecito può forse anche essere “mediaticamente sconveniente”, ma il gioco illegale costituisce una profonda voragine di mancato introito che se ben contrastato con le opportune tutele alle aziende autorizzate, potrebbe alleviare -e di molto- il sacrificio a cui i cittadini sono sottoposti.
I famosi miliardi di euro che “mancano” all’appello generale del fisco sono ormai noti: le categorie di business e di attività a più elevata propensione di non virtuosità tributaria sono possibili da localizzare persino provincia per provincia, a volte anche su base “comunale”.
Un perfetto censimento praticato su basi scientifiche assegna ad ogni territorio italiano un indice di pericolosità fiscale: quindi perchè non percorrere anche questa strada?