Dispiace sinceramente dover ancora una volta affrontare il problema del “distanziometro”, così tanto sbandierato con vari Regolamenti comunali esclusivamente restrittivi per il gioco, come mezzo deterrente per il gioco d’azzardo patologico.
Si vuole, invece, ancora una volta sottolineare che solo con una “sana responsabilizzazione” dell’utilizzatore dei giochi, che sia a mezzo di informazioni, di pubblicità mirata o di consapevolezza, si potrà raggiungere lo scopo di debellare il gioco d’azzardo patologico: certamente, con informazioni giuste, con una pubblicità mirata e non superficiale e con una consapevolezza acquisita magari a mezzo di esperienze di taluni. Ma indubbiamente non si può far assurgere il “distanziometro” ad una sorte di “dispositivo salvavita” perché questo non lo è proprio: altrimenti il discernimento che fine farebbe? E la libertà individuale?
Altro elemento da unire al “distanziometro” come deterrente per il Gap è la diminuzione del parco macchine che ha ottenuto il solo scopo di far chiudere parecchie sale videolottery con la perdita equivalente di parecchie posizioni lavorative e la riduzione degli introiti legati agli apparecchi da intrattenimento. La richiesta di questi apparecchi ha solamente cambiato “indirizzo”da parte dei consumatori: è migrata dalle sale (legali) costrette a chiudere a quelle aperte (magari illegalmente) dove non esistono né orari, né distanze, né limitazioni ma solo… più scelta. Ciò che si potrebbe auspicare è un intervento legislativo di qualità, capace quindi di tutelare la legalità, l’occupazione, l’erario e la salute pubblica: tutte condizioni che il distanziometro non ha soddisfatto poiché sì è ridotta l’offerta… ma non certamente la domanda.