Che in Italia sia stato “sviscerato” il problema del mondo del gioco d’azzardo, e delle sue conseguenze, ormai è dato che è a conoscenza di tanti: se ne è parlato ad oltranza, sopratutto in campagna elettorale, ed è stato argomento di lunghi dibattiti, riunioni-fiume, provvedimenti e normative a volte discutibili. Quello che ne è nato, però, è una sorta di “insegnamento” che forse darà i suoi frutti nei prossimi mesi, ma che però potrà essere di aiuto agli altri Stati membri della Comunità Europea.
Infatti il decimo Congresso europeo sul gambling, tenutosi recentissimamente ad Helsinki in Finlandia, ha rappresentato un’occasione rilevante di scambio e di confronto tra i concessionari e gli operatori del “mondo gioco” ed anche tra operatori che si occupano di gioco patologico non solo in Europa, ma anche in Canada, Usa, Australia ed Asia.
Si è disquisito su tematiche che portano alla differenziazione tra gioco sociale, che non incide sul benessere dei giocatori, e l’importanza di “rilevare” il rischio di cadere in disagi compulsivi: anche del rischio che gli adolescenti corrono essendo esposti all’uso generalizzato di sistemi informativi-telefonici di accesso a possibilità di gioco.
Si è parlato, ovviamente, di una leggera flessione di alcuni giochi “tradizionali” e di una crescita dei giochi online attualmente ancora con possibilità di contenimento limitate. E’ emersa ed è stata presentata l’esperienza italiana di consulenza online che ha ottenuto ottimi risultati ed anche quella di trattamenti residenziali previsti per giocatori -Programma Orthos- che ha ormai cinque anni di sperimentazione e successo.